venerdì 22 novembre 2013

INTERVISTE "Il Bene e il Male": Luigi Dinardo

Salve cari lettori,
è un po' che non viene aggiornato il blog per mancanza di tempo, in attesa di riprendere ecco a voi una nuova intervista fatta ai nostri autori presenti nell'antologia Il Bene e il Male. Oggi è il turno di Luigi Dinardo, buona lettura e alla prossima. 


Ciao, "Luigi Dinardo" e benvenuto. Iniziamo parlando un po' di te in generale , cosa fai nella vita oltre a coltivare la passione per la scrittura?
Sono uno studente universitario in Storia, ma spero di trovare un lavoro soddisfacente, anche se so che di questi tempi è assai difficile, soprattutto qui al sud. Meno male che c’è la scrittura che mi tira su il morale!

Com'è nata la tua passione per la scrittura? Da quanto tempo scrivi e perché hai iniziato a scrivere?
Scrivo da quando avevo vent’anni, dopo la fine delle scuole superiori. Non ho vissuto un’intensa adolescenza, e sentivo il bisogno di sfogarmi con qualcuno, condividere i miei segreti. La scrittura è stata, in questo senso, un’ottima consigliera. Se oggi sono più aperto con la gente è anche grazie a lei.

Come sei venuto a conoscenza del concorso, che ha portato alla realizzazione dell'antologia "Il Bene e il Male"? Conoscevi o frequentavi già il blog Club Urban Fantasy?
Cercavo un concorso interessante al quale prendere parte e quello che mi ha ispirato di più è stato sicuramente quello de “Il bene e il male”. Una tematica avvincente.

Parlaci brevemente della tua storia, del protagonista che hai scelto e del messaggio che vuoi trasmettere ai tuoi lettori.
Il protagonista della mia storia perde in un incidente stradale tutta la sua famiglia, compreso il suo adorato fratellino. Il giudice, inspiegabilmente, non condanna il colpevole al carcere, ma solo agli arresti domiciliari. Il protagonista, tra mille pensieri e ripensamenti, dovrà decidere se farsi giustizia da solo o aspettare che le cose si sistemino.

Vuoi citarci un breve passo significativo del tuo racconto?
Sono qui, in quest’aula di tribunale, ad attendere con trepidazione la sentenza del giudice. Ma ho come la netta sensazione di sapere come andrà a finire. Angelo Morlacchi, l’uomo che ha disintegrato la mia famiglia con il suo Suv da cinquantamila euro, ha un malefico sorriso stampato sul volto. Non mi stupirei se si fosse comprato questo giudice da strapazzo con gli occhiali quadrati. Sembra essere uscito da una di quelle serie americane tanto di moda negli ultimi tempi. Incrocio il suo sguardo per un attimo. È assente, perso nel vuoto. Forse vuole solo tornare a casa per pranzare con la sua patetica moglie. Di mia madre non gliene frega niente. Non gli interessa sapere che è morta cercando di proteggere con il suo corpo il piccolo Michele, sei anni appena ma tanta voglia di giocare al gioco più bello del mondo: la vita. Scommetto che non sa neanche il nome di mio padre, un infaticabile lavoratore che ha donato tutto se stesso alla famiglia. No, non vuole fare giustizia. Vuole solo tornare a casa. Ha l’aria stanca, assonnata, non vede l’ora di chiudere la pratica. Non voglio però che tutto sia così semplice. Non può finire tutto in una bolla di sapone.

L’aula si fa silenziosa. Il brusio s’interrompe di colpo e il giudice prende la parola.

«Condanno l’imputato a otto mesi di arresti domiciliari.»

Hai scritto o pubblicato altre opere?
Oltre a vari racconti e poesie in alcuni concorsi, ho pubblicato nel 2010 il romanzo dal titolo “Non aver paura di essere diverso” e nel 2013 la raccolta di racconti e di poesie (che comprende tutti i miei scritti dal 2004 al 2013) dal titolo “120 emozioni per me posson bastare”.

Vorresti aggiungere qualcos'altro?
Spero che il mio racconto piaccia a coloro che lo leggeranno. Mi sono ispirato a tanti casi di cronaca italiana, dove purtroppo sempre più spesso i criminali non fanno la fine che meritano.

Grazie per il tempo che ci hai dedicato e ti auguriamo buona fortuna per la tua carriera artistica.

Alla prossima, Stefano
Club Urban Fantasy

lunedì 4 novembre 2013

INTERVISTE "Il Bene e Il Male": Giuseppe Corte

Salve cari lettori,
oggi torniamo con un'altra intervista per la serie dedicata alla nostra antologia Il Bene e il Male, oggi ospitiamo l'autore Giuseppe Corte, nostra vecchia conoscenza poiché partecipo al Concorso di Stirpe Chimerica. Buona lettura con l'intervista.

Ciao, Giuseppe e benvenuto. Iniziamo parlando un po' di te in generale , cosa fai nella vita oltre a coltivare la passione per la scrittura?
Grazie e ciao Club Urban Fantasy. Io nella vita sono un ragazzo molto semplice, mi piace fare sport, lavoro come cameriere e sto terminando gli studi in Scienze della Comunicazione.

Com'è nata la tua passione per la scrittura? Da quanto tempo scrivi e perché hai iniziato a scrivere?
La mia passione per la scrittura è nata per la libertà che riesce a donare. Mi piaceva e mi piace l’idea di poter far viaggiare la mia immaginazione e poter esprimere i miei sentimenti, in un modo, che più si avvicina al mio animo. Ho iniziato a scrivere all’età di 13/14 anni con piccole poesie e pensieri espressi in un quaderno, come una sorta di diario. Posso dire, con un po’ di timidezza, che ho iniziato a scrivere, perché in quei momenti di creatività i miei problemi familiari si facevano piccoli. Sicuramente tutti hanno dei problemi nelle proprie case, ma per me la bellezza della vita è questa, poter trovare un bel modo di affrontarli e se si può, di nasconderli per un breve lasso di tempo.

Come sei venuto a conoscenza del concorso, che ha portato alla realizzazione dell'antologia "Il Bene e Il Male"? Conoscevi o frequentavi già il blog Club Urban Fantasy?
Sono venuto a conoscenza del concorso tramite il gruppo Facebook del blog Club Urban Fantasy e ormai sono più di due anni che seguo le attività del sito.

Parlaci brevemente della tua storia, del protagonista che hai scelto e del messaggio che vuoi trasmettere ai tuoi lettori.
La mia storia è incentrata nella Francia del fine 1400, nel periodo della caccia alle streghe. Infatti il protagonista è Paul, il figlio di uno stregone divenuto malvagio e una strega dal cuore benevolo. Paul ci narra la sua storia, del dramma vissuto dai suoi genitori, che hanno visto morire i loro cari tra le fiamme. Il padre del giovane stregone reagì al dolore con l’odio e la violenza, ottenebrando il suo cuore. Mentre la madre di Paul ha conservato un cuore buono, superando la perdita attraverso l’amore che nutriva per i suoi familiari. Così Paul, che fu concepito proprio in quella notte di sofferenza, è costretto a crescere fra i due esempi di vita opposti, il bene e il male, l’amore e l’odio. “La morale della favole”, che ho voluto dare ai lettori, attraverso la vita di Paul, è che ognuno è artefice del proprio destino. E sebbene lasciarsi andare all’odio è più facile e per certi versi, meno impegnativo e molto divertente, ci sono sempre dei validi motivi per dare ascolto al proprio cuore, per riempire la vita di quel bene e di quell’amore che ci rende immortali nell’animo dei nostri cari.

Vuoi citarci un breve passo significativo del tuo racconto?
Molto volentieri. Per me questo pezzo è molto importante : «Mia madre mi diceva sempre, che non si può fare del bene facendo del male, che non dovevo fare mai come mio padre, io dovevo credere nel cuore delle persone. Insegnamenti dolorosi, ma in un qualche modo mia madre superò il dolore e l’odio attraverso il suo grande cuore, ma questo, non fu accettato mai da mio padre, ormai aveva il cuore completamente oscuro e malvagio.» Questa estrapolazione, per me simboleggia la forza del bene che guarda al di la del dolore, che ti fa superare avversità, mentre il dolore porta solo altro male, se preso con vendetta ed odio. Quindi a noi la scelta di reagire come meglio crediamo e di conseguenza, che vita vivere.

Hai scritto o pubblicato altre opere?
Premetto che questa è la mia prima opera pubblicata, però ho scritto molto altro, come racconti brevi e un libro romance-fantasy, che narra della creazione del primo angelo in tempi molto remoti. Egli fu scelto per il suo cuore immenso, compiendo grandi imprese, ma la storia si svolge attraverso un protagonista dei nostri giorni. Insomma, va letto, non si possono svelare troppi particolari.

Vorresti aggiungere qualcos'altro?
Si vorrei ringraziare tutto “lo Staff” che si cela dietro la creazione di quest’antologia, perché è bello vedere tanta passione. Ogni riga di ogni singolo racconto scelto, esprime l’amore e un pezzo di cuore dell’autore. Tutti bellissimi da leggere e molto autorevoli.

Grazie per il tempo che ci hai dedicato e ti auguriamo buona fortuna per la tua carriera artistica.
Ancora grazie mille al Club Urban Fantasy e la fortuna cerco di tenermela stretta. Alla prossima iniziativa.

Con questo è tutto, a risentirci presto. Stefano
Club Urban Fantasy

venerdì 1 novembre 2013

RUBRICA "Cosa penso di...": I lettori

Buongiorno miei cari lettori,
oggi torno con la mia consueta rubrica "Cosa penso di..." (per chi non lo sapesse io odio le rubriche xD ma allo stesso tempo amo esprimere le mie opinioni e condividerle con voi). Oggi vi parlo dei lettori, ma cosa saranno mai questi lettori? Sì, avete sentito bene l-e-t-t-o-r-i e parlo di lettori e basta (no mezzi scrittori), sembrano essere una categoria in via di estinzione. Io sono e sarò sempre a favore dei lettori, oggi giorno troppo spesso maltrattati e non valorizzati dal sistema, tutti se ne fregano dei lettori ad iniziare dai blogger, editori o scrittori che siano.

Prima però facciamo un passo indietro. Pensate alla vostra famiglia, quanti dei vostri familiari leggono? Nella mia solo mia madre e io (e mia madre legge solo romance), contro altre quattro persone che non lo fanno (tutti maschi). In Italia solo meno della metà della totalità delle persone legge e in prevalenza sono tutte donne, ora non dico che non ci possano essere le eccezioni, ma in genere è così. Eppure siamo in un paese con il più alto numero di laureati, tantissimi dei quali in materie umanistiche. In America ad esempio leggono molto più di noi (certo sono anche molti più di noi), ma se considerate che la loro cultura e nazione è abbastanza recente rispetto alla nostra, come anche la loro letteratura, noi per tradizione dovremmo essere più avanti e invece non è così.

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